La dura vita del Lettore
Non so a voi ma a me succede di frequente. Leggo un libro, entro nella storia, mi immedesimo nei personaggi, respiro la loro stessa aria, li seguo discreta e condivido gioie e dolori.
Proseguo la lettura con la febbrile urgenza di scoprire cosa succederà... un capitolo e smetto, ancora uno. Ok solo questo. Arrivo fino al punto e chiudo e intanto piano piano, le pagine lette aumentano e, inesorabile, la fine si avvicina.
Ed è a quel punto che inizio ad avvertire un senso indefinito di disagio, un malessere non meglio precisato, sintomi confusi, un crescente stato d’allerta: il presagio della sofferenza da separazione. Poi accade. Il libro finisce. The end. Fine. Ed è subito smarrimento. “E adesso cosa faccio?” Un profondo senso di vuoto mi pervade la mente, la convinzione che mai nessun altro libro potrà eguagliare quello appena terminato. La sensazione di sospeso, incompiuto. Panico.
Un solo pensiero, un’esigenza: contattare l’Autore per dirgli che “no, bello, non puoi lasciarmi così. Hai iniziato questa cosa e la porti avanti! Adesso scrivi una saga, una raccolta, un’enciclopedia o quello che ti pare ma scrivi! Subito!” E hanno un bel dire quelli che scelgono altri hobby, quelli che corrono, quelli che vanno in palestra, quelli che collezionano francobolli! No cari miei, voi non avete idea di cosa sia il vero sacrificio, la passione, voi non soffrite ogni tre giorni, non vi straziate l’anima ogni volta, non vivete, come noi Lettori, mille vite... ognuna intensa, emozionante, straziante, gioiosa, fantastica, unica. Che ne sapete voi della dura vita del Lettore?